Giuseppe Veneziano. Quando l’arte (non) mette tutti d’accordo.

Spesso le opere che rivisito della storia dell’arte sono quelle che amo di più

Partiamo subito dal dipinto che ci hai “omaggiato” per la copertina di questo numero, che rappresenta in modo esaustivo il concept del nostro magazine. Raccontaci quando e come nasce quest’opera…
Ho sempre subìto la fascinazione del dipinto di Caravaggio su San Gerolamo fin da quando la vidi dal vero alla Galleria Borghese di Roma. Spesso le opere che rivisito della storia dell’arte sono quelle che amo di più. San Gerolamo è uno dei padri fondatori della Chiesa perché fu il Santo che tradusse la Bibbia dall’ebraico e dal greco in latino. Grazie alla sua traduzione letteraria tutto il mondo occidentale ha potuto accedere alla lettura delle Sacre Scritture. Nella mia opera ho voluto creare un sequel dell’opera di Caravaggio, rappresentando il Santo nell’atto di tradurre la Bibbia dal latino al digitale, attraverso un portatile Apple.

Non solo passione, l’arte per te è (ormai) una professione.
Fin dall’età di 18 anni, da quando iniziai la mia collaborazione con il “Giornale di Sicilia” come illustratore e vignettista, l’arte è stata una professione. La praticavo parallelamente alla mia attività di architetto. Solo all’età di 30 anni ho fatto una scelta definitiva: quella di dedicarmi completamente all’arte.

Nel bene e nel male purché se ne parli. Se penso a Giuseppe Veneziano lo immagino “in bilico” tra chi lo osanna e chi lo critica. Qual è il tuo pensiero?
Fin dall’inizio il mio lavoro artistico ha diviso radicalmente il pubblico. Questo lo ritengo un fatto positivo. Vuol dire che ci si trova di fronte a qualcosa che ti impone di prendere una posizione. L’arte consolatoria o che mette d’accordo tutti non mi interessa. Mi dà la sensazione di trovarmi di fronte a qualcosa di già visto.

Binomio “arte e digitale”. Binomio possibile?
Credo di sì. Sono due mondi paralleli che non entrano in conflitto. L’arte a volte sa essere un’antenna parabolica capace di captare le novità del mondo moderno e di metabolizzarne qualsiasi nuovo linguaggio espressivo. Credo che da tempo abbiamo superato il “Post-Moderno” e siamo nell’era “Iper-Modernità”.

Arte, Blockchain e NFT. Che ne sarà alla fine?
Sarà un altro aspetto della modernità digitale che, come un termometro, misurerà l’evoluzione culturale del nostro tempo e dell’arte.

Hai mai pensato di vendere (o lo fai già) NFT delle tue opere?
Ho avuto diverse proposte di collaborazione per vendere gli NFT delle mie opere in alcune piattaforme digitali, ma ancora non ho avuto tempo per studiare bene il fenomeno e farne parte.

Pittura o installazione. Qual è la forma d’arte in cui ti esprimi meglio?
Mi esprimo meglio nella pittura. Mi sento principalmente un pittore. Tutte le altre forme espressive che episodicamente ho frequentato, le ho viste come una propaggine della pittura.

il binomio arte e digitale è territorio di confronto molto interessante e innovativo

Sei conosciutissimo in Italia e all’estero e molti VIP posseggono le tue opere. Quanto è importante “muoversi” mediaticamente tra social e red carpet?
Con i social ho un rapporto quasi quotidiano. Ho spesso notizie nuove da dare sul mio lavoro. Sono felice quando qualche personaggio pubblico si interessa alle mie opere o diventa un mio collezionista. Anche se non sembra, sono molto riservato nella vita privata, ma ogni tanto mi concedo qualche uscita con qualcuno di loro che stimo.

Un pensiero al nostro caro (e amico) Andrea G. Pinketts, che ci ha lasciato qualche tempo fa ma è sempre vivo nei nostri ricordi. Raccontaci un aneddoto della vostra amicizia
Andrea Pinketts è stato un grande amico, un fratello maggiore che aveva sempre una risposta alle mie domande e ai miei dubbi. In quindici anni che ci siamo frequentati di aneddoti ne avrei molti da raccontare. Vorrei raccontarne uno che risale proprio ai primi giorni che ci conoscemmo. Un giorno lo trovai che stava leggendo un libro che doveva presentare, però mi manifestava il fatto che non gli piacesse. Lo sfidai a dirlo durante la presentazione. Un mese dopo mi chiamò e mi chiese di raggiungerlo in libreria. Era il giorno che doveva presentare quel libro. E in effetti ne parlò malissimo e invitò l’autore a non scrivere più. Nonostante ci conoscessimo da poco, ha voluto dimostrarmi lo stesso la sua coerenza e la sua integrità intellettuale. E per tutti gli anni della nostra amicizia l’ho apprezzato anche per questo.

Come definiresti 01magazine?
Direi che il binomio arte e digitale sia territorio di confronto molto interessante e innovativo. Ne sarò un attento lettore.

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