La guerra delle persone.

Carestie, epidemie e guerre – Harari nel suo libro scrive che per generazioni e generazioni l’uomo ha inventato innumerevoli strumenti, istituzioni e sistemi sociali per scongiurare il loro ripresentarsi: ma nel 2022 si può affermare che c’è riuscito o no? Purtroppo ancora oggi la risposta varia a seconda del luogo in cui nasci. Continuano a morire persone a causa della violenza e delle epidemie.

Non è bastato, infatti, lo tsunami virale del Covid a ricordarci quanto l’uomo possa essere impotente rispetto ad un organismo semplice come un virus, che lo spettro della guerra in Ucraina si è “avvicinato” alle nostre case. Io sono nato e cresciuto in Italia e ho sempre pensato alla guerra come un evento inconcepibile e appartenente solo alla storia.

Gli armamenti nucleari in possesso dai vari paesi hanno trasformato il concetto di guerra. Se mai venissero usati sarebbe come una sorta di suicidio collettivo e gli scenari post bellici hanno alimentato centinaia di sceneggiature cinematografiche; consapevole di ciò, ho sempre preferito credere che le diplomazie potessero trovare soluzioni alternative: qualcosa però è andato storto in Ucraina.

La trasformazione digitale ha lambito anche la guerra. Negli ultimi dieci anni sono nate nuove armi, più pericolose e forse più subdole delle armi nucleari. Armi che hanno il potere di cambiare la percezione della guerra, virus in grado di insediarsi nella nostra testa e riprodursi velocemente: il virus delle idee, trasportato dalle notizie. Piango lo stesso però. Piango ogni volta che vedo il tg o sfoglio i post sui social attraverso cui la guerra viene raccontata.

Diventa sempre più difficile distinguere la realtà dallo spettacolo e sembra quasi che l’una si adatti all’altro come fosse un liquido che scorre dentro un contenitore. Purtroppo, dopo che le due cose si fondono e ci confondono, restano i tanti morti, le città devastate ed un’economia globale da ricostruire.

…Il rispetto e l’amore per gli altri invece, quelli dipendono da tutti noi e dai nostri piccoli gesti.

Una nostra collega in Italia riceveva lezioni di inglese online da una ragazza nigeriana, temporaneamente in Ucraina per motivi di studio. Mentre la nostra collega ogni giorno, vedendo le immagini ed i racconti della guerra dal tg le chiedeva aggiornamenti, la ragazza nigeriana in Ucraina la confortava dicendo che da lei era tutto tranquillo e sosteneva quasi che la guerra fosse per lo più mediatica ed ai confini dello stato. Solo il giorno seguente è scappata a piedi verso la Polonia: la città nella quale viveva e la sua casa sono state bombardate. L’informazione viaggia veloce, abbiamo strumenti incredibili ma senza l’esperienza, il senso critico e lo spirito di riflessione non faranno mai la differenza.

La cultura, quella che si inizia a costruire a scuola, ha e continuerà ad avere un ruolo fondamentale per la costruzione di una persona consapevole. Il rispetto e l’amore per gli altri invece, quelli dipendono da tutti noi e dai nostri piccoli gesti. Indignarsi di fronte la guerra è giusto, ma piuttosto che scrivere un post pieno di odio sui social, il mondo cambia più velocemente tendendo la mano ai rifugiati e non facendo mai distinzione sul colore della pelle.

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CEO / Orangedev

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