Andrea Concas. L’arte a lunga conservazione.

Per me l’arte è vita, passione…

Appassionato, innovatore, curioso, talvolta visionario. Fondatore e CEO della startup dell’arte Art Backers, di Art Rights piattaforma per la gestione e certificazione delle opere d’arte, e di ArtBackers.Agency agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione dedicata al mondo dell’Arte 3.0. È stato un piacere scoprirti.

Da dove nasce l’amore per la vita e per quello che fai?
In questo caso è duplice. Devo ringraziare la mia famiglia e mio padre, ho avuto la fortuna di nascere con lui direttore di musei statali e sin da bambino mi ha permesso di condividere, amare e rispettare – e farne anche una professione – il settore della cultura e del mondo dell’arte. L’amore e la passione per la vita e l’arte è un tutt’uno che nasce da prestissimo, da lì diventa un lavoro e oggi rappresenta la mia passione più grande.

Raccontaci il rapporto con la tua Sardegna…
Per me la Sardegna è grande terra di cultura e arte, ma anche di innovazione. C’è un fulcro di competenze e tecnologie che ha permesso di realizzare e costituire la nostra startup, trovando professionalità sia dal punto di vista culturale che di marketing importantissime. Nostro socio è Mario Mariani, ex amministratore di Tiscali e founder dell’incubatore The Net Value, col quale abbiamo sempre condiviso questo percorso di crescita. La Sardegna è stata punto di partenza: oggi abbiamo uno staff in tutta Italia e operiamo in tutta Europa e all’estero.

Cos’è, per te, l’arte?
Per me è vita, passione. Al di là del fatto che possa essere un lavoro, in primis è un fattore culturale, di rispetto, di vita. Abbiamo la fortuna di vivere in Italia e all’arte ci siamo abituati quotidianamente. Da piccolo esci di casa e vedi il Colosseo, le sculture, i musei e non tutte le nazioni hanno la stessa fortuna. Questo ci permette di avere una migliore qualità di vita, di avere una visione verso il futuro più innovativa e diversa.

Arte e innovazione. Contesti separati o sempre più collegati?
Mi auspico siano sempre più collegati. Di certo la pandemia ha visto accelerare tutta una serie di dinamiche legate alla digitalizzazione, dei beni culturali, dei musei e dei professionisti, oggi questo connubio è un po’ più vicino. In quanto privati della fisicità ci si è ritrovati a utilizzare tecnologie quali soluzioni per poter raggiungere i propri clienti, collezionisti, appassionati. C’è ancora tanto da fare, si tratta di un mondo complesso, fatto di regole non scritte, in cui vi è una diffidenza a monte nell’utilizzo di queste tecnologie. Però, proprio nell’ultimo periodo, c’è stato un grande avanzamento, vedi anche l’innovazione degli Nft, della Blockchain

Galleristi, musei, artisti, collezionisti, curatori, case d’asta e professionisti del settore. Come si sta spostando “digitalmente” il mercato dell’arte?
Oggi stanno cominciando a intuire le potenzialità del web, ossia la possibilità di continuare nella fruizione e vendita, nella commercializzazione e promozione delle opere d’arte e dei prodotti culturali, anche con l’utilizzo dell’online. Abbattute le diffidenze iniziali, seppure non del tutto, oggi sempre di più soprattutto le istituzioni culturali stanno ragionando in maniera duplice, cioè pensando a un percorso parallelo e paritetico rappresentato dal digitale. Credo che sia un ottimo momento, finalmente, per intravedere questa rivoluzione dell’arte 3.0.

Credo sia un ottimo momento per intravedere una rivoluzione dell’arte 3.0

Cos’è un libro Chatbot?
Il libro, grazie a un sistema automatizzato che risponde alle domande – appunto un “chatbot” – permette di avere approfondimenti quali video, interviste, messaggi, quiz, fotografie, sull’artista di cui parla il libro. Quindi il lettore, sfogliando le pagine, trova delle parole chiave che lo connettono a questi contenuti extra e grazie a questa innovazione tecnologica i lettori interagiscono con il libro che risulta essere costantemente aggiornato.

Come vedi il mondo dell’arte fra 10 anni?
Sicuramente più digitalizzato, se non del tutto. Ci sono in atto tanti cambiamenti. Il mondo dell’arte ha tantissime dinamiche basate su regole centenarie per non dire di più e di conseguenza le evoluzioni hanno bisogno di tempo, soprattutto perché è un mondo grandissimo nei numeri, ma piccolo nella sua gestione e controllo. Tra dieci anni credo che si riequilibreranno alcuni aspetti, tra fisico e digitale, tra artisti e professionisti, e ci saranno di certo nuove figure che sopperiranno anche alle nuove necessità lavorative che si stanno presentando. Basti pensare ai social media manager, agli exhibition manager, a quelle figure con competenze trasversali come avvocati e commercialisti che operano nel settore, dove si necessitano competenze specifiche e conoscenza del mercato dell’arte.

Perché hai scelto Frida Kahlo e perché è diventata un’icona?
È una delle artiste più iconiche del mondo. È una donna, un’artista, è stata amante, ha sofferto la malattia, è stata passionale e ha avuto idee rivoluzionarie. Per questi motivi risulta essere un’artista in cui ognuno di noi, anche se solo in piccola parte, può immedesimarsi. Non ho avuto dubbi nello scegliere questa donna, dopo Leonardo e Bansky, è la risposta dei lettori è stata la conferma. Fridà ha un’attualità pazzesca e un linguaggio universale, a prescindere dal Messico e a prescindere dal tempo che è passato.

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2 Comments

  • Paola
    2 anni ago Reply

    Complimenti !

  • Letizia Spampinato
    2 anni ago Reply

    Complimenti, un gran bell’articolo che racconta un uomo di grande passione verso il suo lavoro.
    Il massimo

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