Lingue veloci.

Tutto accelera e, come lo sguardo di un bambino attraverso il finestrino di un’auto in corsa, l’immagine del mondo intorno a noi diventa sempre più sfocata – questa è l’immagine che ho del mondo intorno a noi. Un mondo dai contorni sempre meno definiti, che predilige la velocità alla qualità. È già successo al mondo della fotografia, con le immagini a bassa risoluzione degli smartphone ma disponibili velocemente e ovunque che sostituiscono le grandi macchine dei fotografi e alla musica che ha lasciato gli impianti ad alta fedeltà di casa, per essere riprodotta ovunque da piccole casse bluetooth.

È accaduto alla moda con la fast fashion che impazza e passa rapidamente dalle passerelle influenzando le tendenze: consentendo ai consumatori di acquistare velocemente capi a basso prezzo che magari neanche mai indosserà. Adesso è il turno di velocizzare la comunicazione.

YouTube ci consente di scegliere a quale velocità riprodurre i video, riuscendo persino a dimezzare i tempi pensati dai loro creators. Instagram, sulla scia del successo dei video brevi di Tik Tok, ha introdotto i Reel, video con durata di 15 secondi. Anche WhatsApp ci consente di riprodurre le note audio degli amici al doppio della velocità. Perché acceleriamo tutto? La moda, la fotografia, la comunicazione sui social? Perché siamo affamati di condividere subito una storia piuttosto che raccontarla a distanza di qualche giorno.

Voglio sperare che la prossima trasformazione, come accaduto nel cibo e nei viaggi, passi dal fast food allo slow food e domani possa esserci la “slow communication”

Non siamo disposti ad ascoltare o leggere lunghi racconti. Lo stesso impulso che ci spinge ad acquistare e non indossare. Il format della comunicazione flash, per quanto efficace quando si tratta di pubblicità, sottrae spazio al dialogo: devi farti un’idea e devi farla velocemente stabilendo se fai parte dei guelfi o dei ghibellini. Anche io, ogni mattina, ho l’impressione di essere in ritardo, su tutto. Leggo ovunque di casi di successo di ragazzi che a vent’anni hanno tirato su startup milionarie e penso: io alla loro età pensavo al modello di tenda da utilizzare e oggi, a 45 anni, ho la sensazione di aver sprecato quattro lustri. Voglio sperare che la prossima trasformazione, come accaduto nel cibo e nei viaggi, passi dal Fast food allo slow food e domani possa esserci la “slow communication”.

Meglio chiudere qui l’editoriale di questo numero, altrimenti nessuno lo leggerà… Un sorriso.

About Author /

CEO / Orangedev

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Start typing and press Enter to search