La tattica si mangia la strategia.

Tattica e Strategia sono due termini che spesso vengono utilizzati per indicare la stessa cosa, magari l’uno con l’accezione dell’altro. Nei fatti si tratta di due concetti diversi. La strategia indica il punto di partenza del nostro viaggio (la struttura attuale del nostro business, della competizione, del mercato), il percorso che intendiamo intraprendere (il nostro mix strategico di canali e azioni per portare il valore generato dall’azienda ai nostri clienti e generare profitto) e le destinazione che vorremmo raggiungere (gli obiettivi aziendali di più ampio respiro). Le tattiche invece sono effettivamente i passi da compiere (comprese le decisioni estemporanee da prendere per contrastare gli imprevisti e i cambi di direzione necessari a causa di deviazioni improvvise), per affrontare il percorso delineato sulla carta con la strategia.

Strategia significa attenzione all’outcome più che all’output

Nonostante strategia e tattica siano due aspetti diversi ma reciprocamente indispensabili e funzionali, dovreste sapere quanto sia difficile bilanciarli nella realtà e che, nella maggior parte dei casi, ad avere la peggio è proprio la strategia, completamente fagocitata dalla tattica. Ciò che accade infatti è che, lavorando al proprio business e ai propri task, cercando di risolvere i problemi quotidiani e provando a produrre costantemente risultati, in azienda si finisce per rimanere intrappolati nell’operatività (nella tattica, appunto) perdendo di vista il quadro generale (la strategia).

Si cerca sempre di fare qualcosa per giustificare il budget, per giustificare le ore lavorate, per giustificarsi con il “ma io ho lavorato a…”, dimenticando il perché si sta facendo quella determinata cosa, dimenticando il motivo più importante alla base della generazione del valore da parte di un’organizzazione, il “why” per citare il caro vecchio Sinek. Strategia significa attenzione all’outcome più che all’output. Lavorando solo sulla tattica l’intera organizzazione e tutti i collaboratori si ritrovano invece a non avere una direzione chiara, costretti ad affrontare il “day-by-day”, a fare le cose in modo meccanico, a rispondere alle circostanze e, di conseguenza, a subire le mosse della concorrenza e a mettere in campo esclusivamente azioni in un’ottica di breve periodo.

D’altro canto, la strategia implica “pensiero”, “riflessione”, “introspezione” e “ricerca”, tutti termini che spesso spaventano gli imprenditori perché apparentemente distanti da concetti come “clienti”, “fatturato” e “operatività”. Scegliere di investire il giusto tempo in tutto questo può essere complesso e l’idea di perdere terreno può spaventare ancora di più.

Ma è veramente così? O forse abbiamo solo paura di rallentare una macchina che cammina solo per inerzia, seguendo semplicemente la pendenza favorevole del terreno? E se un giorno la pendenza iniziasse a ridursi o a porsi a sfavore, non rischieremmo di vedere la nostra macchina tornare rovinosamente indietro e schiantarsi senza poter fare nulla? E se pensare, riflettere, ricercare dentro di sé in azienda fosse il processo alla base del successo? E se “perdere del tempo” impiegandolo per lavorare alla strategia mettesse in campo collaboratori più consapevoli e motivati e tattiche più efficaci, permettendoci di migliorare l’operatività, raggiungere in maniera più efficace i nostri clienti e generare più fatturato? Una delle cose più difficili da fare per un imprenditore o per un manager è trovare il tempo e il coraggio per smettere di fare e darsi il giusto tempo per pensare; ecco perché chi ci riesce sarà sempre un passo avanti a tutti gli altri.

La strategia implica pensiero, riflessione, introspezione e ricerca

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Marketing Strategist e Formatore

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