Il Mindset del toolkit DA applicato alla pallacanestro

In questo articolo vi racconterò come il Mindset DA mi ha supportato e indicato come comportarmi in un contesto lontano dal contesto informatico: la squadra di basket Masters U18 di Carate Brianza (MB), durante l’anno sportivo 2021/22.

Come allenatore DA punto, in primis, a sbalordire la mia squadra (Delight customer e Be awesome) superando le aspettative. In che modo? Preparando in anticipo gli allenamenti, ponendo le giuste domande per far ragionare i giocatori, aggiornandomi di continuo utilizzando nuove tecniche e strumenti, confrontandomi con preparatori di maggiore esperienza. Punto ad essere un motivatore per fare in modo che il team dia il meglio di sé in termini di approccio, concentrazione, puntando a diventare atleti risoluti e pedine utili alla squadra.

Sono ben conscio che ogni giocatore e ogni squadra è diversa dall’altra (Context counts e Be pragmatic). Dalla mia esperienza come giocatore (30 anni) e allenatore (6 anni) mi porto tecniche che reputo più efficaci, ma sono sempre all’erta nel verificare che il risultato finale sia quello sperato. Uno dei miei obiettivi quotidiani è di portare gradualmente la squadra a ritmi sempre più alti. Lo faccio riducendo il tempo necessario per disporsi in campo tra un esercizio e l’altro, monitorando i tempi di recupero, registrando i tempi di esecuzione dell’esercizio, dettando la percentuale di intensità (50%, 80%, 100%).

Il mio compito è anche quello di insegnare agli atleti a snellire l’esecuzione degli esercizi non solo evitando momenti di stasi, ma agevolando i compagni che vengono dopo o prima nella serie dell’esercizio (Optimize flow). Tutti gli esercizi che pianifico e spiego hanno lo scopo di abituare gli atleti a leggere la situazione che hanno di fronte, valutando tutte le parti coinvolte e scegliendo la scelta più giusta. (Choice is good). Per fare questo è necessario allenare diversi gesti tecnici quali: non guardare la palla palleggiando, alzare la testa per vedere la posizione di compagni e avversari, interagire tra loro al fine di creare e sfruttare la situazione di vantaggio che aumenta la probabilità di segnare (Organize around product/services).

Punto ad essere un motivatore per fare in modo che il team dia il meglio di sé

Durante i discorsi alla squadra punto a far sentire ogni membro della squadra parte di un gruppo più grande su cui è possibile fare affidamento e dare supporto a livello squadra e società sportiva (Enterprise awareness). Prima e dopo gli allenamenti, nei momenti di pausa, do la possibilità a tutti gli atleti di esprimersi senza timore. Sono il primo a fare da icebreaker in modo da mettere tutti a proprio agio e aumentare la comunicazione all’interno della squadra (Crea sicurezza psicologica e abbraccia la diversità).

Come allenatore, ho il compito di agevolare il raggiungimento dei risultati individuali e di squadra sempre più velocemente con il passare del tempo e con l’aumentare della familiarità con il contesto (Accelera la realizzazione del valore). Ogni atleta deve impegnarsi a migliorare le sue skills fisiche e tecniche in modo da metterle al servizio della squadra ed essere più efficaci. Per far questo durante gli allenamenti condivido e ripeto diverse linee guida, alcune delle quali sono:

• ogni spostamento deve essere di corsa, non di passo;
• si palleggia a testa alta guardando compagni e avversari; • il palleggio sul posto non ha utilità;
• il passaggio forte è il metodo più veloce per far muovere la palla;
• all’arrivo e all’uscita del palazzetto si salutano compagni e coach.

La proattività è essenziale sia in difesa che in attacco. Anche fuori dal campo è possibile essere proattivi, come, per esempio, offrendosi volontario per dare un passaggio a casa a chi ne ha bisogno, montare i canestri, ordinare i palloni, etc. Bisogna essere squadra anche fuori dal campo, ed anche questo aspetto deve essere allenato (Collabora in modo proattivo). Condivido quasi in tempo reale con la società presenze, convocazioni e strategie. In futuro conto di dare la possibilità alla squadra e allo staff di vedere, tramite una dashboard condivisa, gli obiettivi e i risultati aggiornati in tempo reale (Rendi visibile tutto il lavoro e il flusso di lavoro).

Tramite l’analisi e l’osservazione continua della squadra punto ad analizzare gli aspetti in cui la squadra è più carente e quindi su cui è necessario focalizzarsi durante gli allenamenti (difesa, rimbalzi, coordinamento in attacco, rimesse, tiri liberi, tiri da tre) in modo da arrivare il più preparati possibile a quanto può succedere in partita. (Migliora la prevedibilità). In allenamento cerco di capire il livello di stanchezza medio della squadra in modo da adattare gli esercizi e i tempi. Durante la partita devo focalizzarmi sulla stanchezza di ogni atleta in modo da gestire al meglio i cambi (Mantieni i carichi di lavoro entro la capacità).

Spesso faccio in modo di raccogliere feedback dallo staff e dagli atleti che si intrattengono di più in palestra. Dopo ogni partita ci si riunisce 15 minuti per discutere insieme cosa è andato bene e cosa si può migliorare (Migliora continuamente). Ogni allenamento fisso un obiettivo che devo scomporre in esercizi in progressione didattica, spiegare e fare eseguire ripetutamente. Durante tutto l’allenamento controllo che sia stato assorbito e meccanizzato (Convalida gli apprendimenti).

Come disse Aristotele: ”Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. Perciò l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine”. Periodicamente provo a mettermi nei panni di atleti, famiglie, società sportiva, in modo da pensare al modo in cui posso offrire un servizio migliore e anche innovativo (Applica il Design Thinking). Come allenatore sfrutto ogni occasione per interagire con staff, giocatori, genitori in modo da raccogliere pareri e valutarli per migliorare il mio lavoro e i risultati dell’intera squadra (Partecipa alle relazioni attraverso il flusso di valore).

Ricordate il clima che c’era negli spogliatoi dell’Italia campione d’Europa di calcio? Ecco uno dei motivi per cui abbiamo vinto! Da allenatore faccio in modo che non manchino momenti aperti allo scherzo. Solitamente prima e a fine allenamento (Crea ambienti efficaci che promuovano la gioia). Dall’inizio dell’allenamento fino a ¾ spingo tutti a dare il massimo utilizzando uno stile di leadership autoritario. Punto a premiare l’impegno e la costanza, individuale e di squadra, tramite gesti semplici quali “dammi il cinque”, ringraziamenti plateali, l’inserimento in quintetto base, minuti in campo durante la partita (Cambiare cultura migliorando il sistema).

Giorno dopo giorno faccio in modo che la squadra prenda autonomamente decisioni dentro e fuori dal campo. La nomina del capitano, per esempio, è avvenuta tramite candidatura spontanea e votazione da parte di tutti. Io sono stato solamente un facilitatore di questo metodo. (Creare team auto-organizzati semi-autonomi). Faccio attenzione ad essere il più obiettivo possibile attenendomi alle metriche che ricerco e condivido durante gli allenamenti. I risultati individuali e di squadra da monitorare possono essere svariati (punti, falli, rimbalzi, palle perse e recuperate), ma non avendo un assistente mi limito ad analizzare e sottolineare con la squadra i momenti in cui siamo più efficaci sia in difesa (palle recuperate e rimbalzi) che in attacco (tiri aperti e punti realizzati) (Adottare le misurazioni per migliorare i risultati).

La squadra utilizza diverse risorse e servizi societari (turni nelle palestre, utilizzo di palloni, borsa medica, visite mediche, completini e tute) che provo a ottimizzare per offrire un servizio migliore agli atleti e alle famiglie (Sfrutta e migliora le risorse organizzative). Come allenatore, l’utilizzo del Mindset DA mi ha permesso di basare le mie azioni su principi e linee guida che puntano a far diventare me, la squadra e la società più efficaci ed efficienti. La squadra ha risposto in maniera egregia in termini di risultati, commitment e unione. Uno Due Tre Masters!

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Project manager, Scrum Master e Agile Coach

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